25 Aprile: la lezione della Resistenza

Ciro Giso 25/04/2022
Updated 2022/04/25 at 3:38 PM
3 Minuti per la lettura

Oggi è il 25 Aprile, anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo. Una data che noi giovani non possiamo gettare nel vuoto della memoria, ma che forte deve ricordarci che la resistenza non è mai finita. Resistere, un dovere in un un’epoca tanto buia come la nostra.

“Aldo dice 26×1”: così recitava il testo del fonogramma emesso dal Comitato di Liberazione Nazionale poco tempo prima del 25 Aprile 1945, indicando giorno e ora in cui dare inizio all’insurrezione popolare.

25 Aprile e Libertà

La poesia della resistenza, però, era già stata scritta. Non con l’inchiostro, ma col sangue dei partigiani di ogni città d’Italia. Di quella poesia, la parola più bella è “libertà”.

La parola libertà non si è scritta da sola, ma l’hanno scritta il sangue e i nervi dei tanti senza nome e senza ricordo. L’hanno scritta i tanti giovani, anziani, padri e madri di famiglia che inorridivano all’idea di abbassare la testa.

La parola libertà si trovava, seppellita, nella dolce terra dei monti dove ragazzi e ragazze col coraggio del leone scelsero di imbracciare le armi contro l’oppressione.

La parola libertà l’hanno scritta migliaia di giovani come Gennarino Capuozzo, che morì sotto le esplosioni nemiche mentre combatteva, undicenne, i carriarmati tedeschi.

La parola libertà la formano quelle scariche di mitra nazisti, impresse ancora nelle mura delle città, che dilaniarono i corpi ma non le idee dei condannati a morte della resistenza.

La parola libertà alleggeriva il dolore delle ossa spezzate ai catturati dal nemico, che torturati scelsero la morte al tradire i propri compagni.

La parola libertà abbelliva i sogni dei deportati nei campi di concentramento, che speravano che un po’ di amore abbattesse quei cancelli d’odio.

La parola libertà girava con le ruote della staffetta, che per portare una lettera al compagno in montagna, rischiava la vita. E un giorno la perse, ma non se ne pentì.

Sotto l’odio, le deportazioni e i bombardamenti, libertà non andò mai via. Attese, nel buio, protetta dall’amore e non dall’odio dei partigiani, che per lei lottavano e per lei morivano.

Poi venne l’alba.

TAGGED:
Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *